giovedì 23 maggio 2013

Economia e Finanza: L'Eterno Conflitto tra i Popoli.


Il fulcro del conflitto, tra Economia e Finanza, è rappresentato dall'usura  insita nelle politiche del mercato globale e in quelle monetarie volute dal liberismo sfrenato dei Plutocrati sovranazionali e dal loro credo Daneistocratico.
Sulla base di questo assunto, pure evidenziato dal famoso "memo segreto" trafugato dal City Group e diffuso dal Film Maker M. Moore nella sua opera "Capitalism: A love story", è possibile formulare i seguenti postulati:
  • Il denaro non è una merce, ma una convenzione sociale;
  • Il lavoro non è una merce, ma fondamento della ricchezza ed il modo più logico per distribuire ricchezza è distribuire lavoro;
  • Lo Stato dispone del credito, non è quindi necessario che si indebiti.



Monete
La somma di queste tre proposizioni costituisce lo strumento della 'moneta', nella cui funzione è possibile individuare il centro dei problemi di un'economia reale sempre più dipendente dalla finanza senza regole, quando in realtà questa, tramite opportune e ferree regole di controllo, dovrebbe essere nient’altro che uno strumento a sostegno della prima.
A causa di questo capovolgimento nei rapporti di forza, anche il lavoro (e l’economia di cui il lavoro è base imprescindibile) risulta vincolato alle decisioni prese da coloro che fondano il loro potere sul diritto di prestare denaro.

Se quindi è nel denaro il carattere di ingiustizia e aspetto di iniquità che motiva la necessità di cambiamento che sempre più si sente chiedere dai paesi del vecchio continente, non può che partire dal denaro un progetto di riforma che operi scelte che invertano la direzione che le società civili hanno intrapreso sotto il regime di governi liberali e dei loro mentori.


Un esempio di riforma monetaria, frutto di un'idea del passato, potrebbe essere questo:

Tassare non i cittadini produttori, sul cui lavoro si regge la prosperità della Nazione, ma il denaro stesso, ponendo ogni mese una marca da bollo pari ad un centesimo (1¢) del valore nominale delle banconote ed ottenendo così i seguenti effetti:
  1. allo Stato, senza alcuna spesa di riscossione e senza alcuna possibilità di evasione fiscale, sarebbe garantito un reddito pari al 12% annuale della massa monetaria;
  2. le banche verrebbero ridotte a meri intermediari finanziari, perché non potrebbero rinchiudere il denaro nei propri forzieri, pena perdere tutti i propri averi in 100 mesi;
  3. lo Stato riacquisterebbe sovranità monetaria, garantendo un'adeguata emissione.

Potrebbe questa essere una valida ipotesi di percorso possibile?


N.B.:
C'è un sondaggio a lato, esprimi le tue valutazioni sui postulati di questa idea di riforma monetaria.

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